Sul numero di febbraio di “Business”, mensile economico de “Il Friuli”, l’intervista al direttore del Cefs Loris Zanor. Si parla delle nuove esigenze del comparto edile, sempre più “digitale”, e di come la nostra scuola edile risponde a questo cambiamento con la sua offerta formativa. Di seguito l’articolo completo.
La crisi del mattone ha avuto anche un effetto psicologico sulle persone: ha allontanato i giovani e le loro
famiglie dall’intraprendere un percorso scolastico e di formazione professionale indirizzato all’edilizia. E oggi il paradosso è che la domanda di lavoratori è superiore all’offerta di giovani da assumere. Ma non si parla più della classica figura di muratore: oggi il professionista edile deve aver acquisito competenze diverse e più ampie, dalla green economy alle nuove tecnologie, come spiega Loris Zanor, direttore del Centro edile per la formazione e la sicurezza (Cefs), ente bilaterale di Udine.
Come è cambiata la formazione prima e dopo la crisi del mattone?
Gli input che arrivano dall’esterno indicano che l’edilizia del domani, per continuare ad esistere, dovrà essere sostenibile, e per esserlo realmente diventa fondamentale una crescita di competenze e conoscenze da parte dell’intera filiera del costruire. Le nuove tecnologie, i nuovi materiali, le soluzioni costruttive che si vanno affermando aiutano a dare risposte concrete e adeguate.
La sfida si trasferisce verso le imprese chiamate a garantire il prodotto finito e, di conseguenza, alla formazione degli imprenditori e delle maestranze. Un percorso nel quale la nostra scuola intende svolgere un ruolo da protagonista. Al Cefs spetta il compito, non semplice, di promuovere e accompagnare, attraverso la formazione nel settore, giovani e meno giovani (imprenditori, professionisti, tecnici ed operatori del settore) verso un nuovo modo di costruire. In questa direzione la scuola ha promosso e sta avviando corsi e percorsi dedicati di formazione continua e superiore.
Siamo ente accreditato dalla Regione nelle varie macrotipologie di formazione finanziata, che sono l’obbligo formativo per i ragazzi usciti dalla terza media, i percorsi di Istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts), i corsi per adulti di formazione continua e corsi di formazione per svantaggio. Alla formazione aziendale si aggiunge, inoltre, quella sulla sicurezza, con numerosi corsi dedicati e l’istituzione di un apposito comitato paritetico.
Quali numeri ha il Cefs di Udine e che tipo di giovani si iscrivono?
Per quanto riguarda l’obbligo formativo per i ragazzi dai 14 ai 18 anni, proponiamo un corso di durata quadriennale che porta al conseguimento del diploma di tecnico edile, con una qualifica intermedia per operatore edile al termine del terzo anno. La durata di ogni anno formativo è di 1056 ore suddivise fra aula, laboratori e stage in azienda.
Attualmente sono attive una classe per anno, per un totale di circa 50 iscritti nel triennio. Nonostante la percentuale di allievi che trovano occupazione dopo aver frequentato la scuola rasenti il 100 per cento, continuiamo ad avere difficoltà nel reperire nuovi iscritti e, paradossalmente, non riusciamo a soddisfare l’ampia richiesta di forza lavoro da parte delle imprese. Purtroppo la crisi del mattone ha allontanato le famiglie dal comparto dell’edilizia, di cui vanno invece comprese le opportunità di crescita personale e professionale che offre.
Negli ultimi anni, buona parte degli allievi delle scuole edili era costituita da ragazzi stranieri e da minori non accompagnati, che al termine della formazione tendono a spostarsi fuori dall’Italia. Oggi il mercato richiede risorse che rimangano nel territorio e si sta dunque spingendo per aumentare le iscrizioni di Italiani e di stranieri di seconda generazione.
Che competenze richiede oggi il mercato del lavoro?
Prima di tutto c’è sicuramente bisogno di giovani proattivi e propositivi, che sappiano cogliere l’opportunità di un impiego sicuro in un periodo di crisi occupazionale. Oggi il lavoro del muratore è meglio descritto dal termine “operatore/tecnico edile”, data l’ampia gamma di competenze che la figura è chiamata a sviluppare. Una figura curiosa, dinamica, capace di svolgere diverse attività in cantiere con la volontà di migliorarsi costantemente.
Sono inoltre necessarie le conoscenze legate alla nuova frontiera della green economy. Al centro del mercato non vi è più la domanda di un’abitazione o di un edificio, bensì la richiesta di garanzia di livelli di prestazioni adeguate e misurabili sul piano dei consumi energetici, dei costi di manutenzione, di isolamento, di comfort e di accessibilità alla fruizione del bene.
Oggi il muratore deve essere anche “digitale”. Che cosa si intende?
Con l’avvento del Building information modeling (BIM), anche il processo delle costruzioni è stato coinvolto dalla digitalizzazione. IL BIM è un “contenitore” di informazioni sull’edificio in cui inserire dati grafici (disegni) e specifici attributi tecnici (come schede tecniche e caratteristiche) relativi anche al ciclo di vita previsto. Non si tratta, tuttavia, soltanto di un prodotto o software, ma di una nuova mentalità di concepire ilo cantiere edile, in ottica appunto “digitale”.
Il comparto edile non si sottrae all’utilizzo delle nuove tecnologie e si utilizza il tablet anche in cantiere. Tutte le figure vi operano sono coinvolte in questa trasformazione di processo: dall’ingegnere al progettista, dall’impiantista al tecnico di cantiere.
Vanno introdotte anche nuove tecniche costruttive?
Le normative in materia energetico-edilizia porteranno, nell’immediato futuro, alla costruzione di edifici a richiesta energetica prossima a zero, dove le fonti energetiche tradizionali (carbone, gas, petrolio) per lo più non rinnovabili, vengono sostituite da fonti energetiche rinnovabili (fotovoltaico, solare termico, eolico, ecc). Per quanto riguarda i materiali utilizzati, sono in corso una rivalutazione del legno, un preponderante utilizzo delle pareti a secco (cartongesso) negli interni e lo sviluppo di soluzioni ecosostenibili per gli isolamenti.